Uno dei problemi più stringenti per rendere concreto un nuovo civismo è facilitare e indirizzare tutte le donazioni. A questo servono i Donor Advised Fund (DAF), strumenti che rendono accessibile a tutti l’iniziativa filantropica.
Li racconta Giuseppe Ambrosio, philanthropy advisor per Fondazione Italia Sociale.
Nel mondo, secondo il World Wealth Report 2019 di Capgemini, si parla di circa 18 milioni di persone con una ricchezza complessivamente detenuta stimata in circa 70mila miliardi di dollari. In Italia sono circa 270mila. Costruire un nuovo civismo significa, tra le altre cose, sostenere, facilitare, accompagnare e indirizzare tutte le filantropie, anche (e soprattutto) quella di queste persone dotate di importanti patrimoni personali o familiari.
Si tratta di una funzione importante in un Paese, l’Italia, in cui la grande numerosità delle cause sociali, la contemporanea frammentazione del mondo non profit, una certa diffidenza della società per i grandi gesti filantropici e uno Stato sempre molto presente nell’indirizzare le scelte di benessere dei cittadini, non hanno certamente incoraggiato il passaggio da una ricchezza personale a una ricchezza della nostra comunità.
Il servizio di gestione dei Donor Advised Fund ha come obiettivo proprio quello di rendere possibile in maniera semplice la filantropia dei grandi patrimoni, interpretando, anche per quest’ultimi, la missione di Fondazione Italia Sociale, e cioè quella di attivare risorse finanziarie e competenze per lo sviluppo di iniziative sociali innovative, ad alto impatto, anche occupazionale, sostenibili e replicabili.
Le fasi operative del Centro per lo sviluppo della filantropia sono fondamentalmente due.
L’Advisory filantropico punta a realizzare i sogni del filantropo, dando corpo in maniera più razionale al desiderio di contribuire al benessere della collettività o di parti specifiche di essa. Il supporto va dalla specificazione della causa da sostenere allo strumento operativo migliore, dalla progettazione delle attività alla misurazione dei risultati ottenuti.
Fondazione Italia Sociale agisce poi come organizzazione ombrello, mettendo a disposizione delle persone interessate la propria struttura giuridica e amministrativa e le competenze nella gestione filantropica e nella gestione finanziaria.
Questa seconda fase è l’intermediazione filantropica, il cui strumento di riferimento sono i cosiddetti Donor Advised Fund (fondi filantropici assistiti).
Un Daf è un fondo nominativo gestito da Fondazione Italia Sociale che viene creato attraverso un “atto di donazione modale” con finalità e obiettivi fissati dal donatore stesso.
La donazione può riguardare una somma di denaro, un bene immobile o altro.
Una volta effettuata la donazione, la Fondazione Italia Sociale ne acquisisce il valore a patrimonio e ne opera la gestione, garantendo al donatore (o a chi per lui) una funzione di indirizzo, sia per quanto riguarda le attività erogative che per quelle di investimento.
Il Daf è una valida alternativa alla creazione di una propria Fondazione perché rende accessibile a tutti l’iniziativa filantropica, anche a fronte di mancanza di tempo e di esperienza, di non conoscenza del non profit e delle dinamiche sociali, evitando di immobilizzare parte delle risorse a disposizione.
La governance di un Daf è un elemento fondamentale per il raggiungimento degli scopi del fondo. Attraverso la Fondazione Italia Sociale al donatore è garantita la funzione di indirizzo del fondo, per il tramite di un Comitato di gestione i cui membri vengono nominati dal donatore stesso e del quale fa parte anche un rappresentante della Fondazione Italia Sociale.
Nel Regolamento, allegato all’atto di donazione, si definiscono tra il donatore e la Fondazione Italia Sociale tutti gli aspetti relativi alla gestione del Daf: la comunicazione o l’anonimato del donatore; il nome, lo scopo e la durata del Fondo; le linee guida della gestione filantropica e di quella finanziaria; i meccanismi di finanziamento del Fondo.
Il Paese in cui i Daf hanno avuto una crescita esponenziale negli ultimi anni sono gli Stati Uniti. Nell’ultima rilevazione del National Philanthropic Trust, su dati 2018, i Daf sono oltre 700mila in USA con un patrimonio complessivo di 121 miliardi di dollari e un ammontare totale di donazioni erogate di 37 miliardi di dollari.
In Europa il fenomeno dell’intermediazione filantropica attraverso i Daf non è così esplosivo, se non parzialmente nel Regno Unito, ma è diffusa l’idea che le fondazioni nate per volontà dello Stato, come la Fondazione Italia Sociale, focalizzino una parte delle proprie attività nella promozione e gestione delle iniziative filantropiche delle persone, delle famiglie e delle imprese.
È il caso della Fondation de France, costituita nel 1969 da André Malraux e dal Generale de Gaulle, e della Fondation Roi Baudouin, costituita nel 1976 dal Re Baldovino del Belgio, che gestiscono circa 850 Daf la prima e circa 750 la seconda.
Infine è importante sottolineare un ultimo aspetto. Oltre ai vantaggi per i potenziali donatori che decidono di costituire un Daf con la Fondazione Italia Sociale – e riassumibili in cinque parole, semplicità, velocità, convenienza, personalizzazione, competenza – nel caso in cui l’intermediazione venga presentata da un consulente finanziario o da un private banker o wealth manager al proprio cliente, anche questi ultimi potranno trarre dei benefici.
Il primo è certamente il consolidamento della relazione di fiducia con il proprio cliente perché lo si accompagna, lo si sostiene, lo si aiuta, anche in questa decisione molto personale ed il secondo, collegato ovviamente al primo, è la possibilità di mantenere la gestione finanziaria del Daf senza quindi perdere la gestione dell’importo donato ma anzi dando anche al mestiere di gestore un senso “sociale” di utilizzo di quella parte di patrimonio.
Giuseppe Ambrosio,
Senior Philanthropy Advisor, Fondazione Italia Sociale