Home » Il fundraising per contrastare le discriminazioni | Intervista all’associazione Quore, beneficiaria di TGE

Il fundraising per contrastare le discriminazioni | Intervista all’associazione Quore, beneficiaria di TGE

Associazione QUORE è uno dei beneficiari italiani del Transnational Giving Europe network, realtà che promuove attività di accompagnamento dedicate a persone appartenenti alla comunità LGBT+.  Tra i progetti principali dell’Associazione, si trova RARO, un programma di integrazione per migranti, rifugiati e richiedenti asilo omosessuali in collaborazione con UNHCR, e TOHOUSING, la prima esperienza di co-housing sociale per persone LGBTQI in Italia.

Cos’è Associazione Quore e quali sono le principali attività che svolgete?

L’Associazione Quore è promotrice di attività rivolte alle persone omosessuali ed opera, più in generale, per il raggiungimento di una società inclusiva e rispettosa dei diritti individuali delle persone. Quore conta circa 40 soci, opera sul territorio torinese e regionale ed è parte del Coordinamento Torino Pride, UNAR[1] e ILGA[2]

Le finalità dell’Associazione ed in particolare la lotta alla discriminazione basata sull’orientamento sessuale e l’identità di genere sono perseguite attraverso azioni e metodologie diverse: comunicazione sociale, formazione, iniziative culturali, scambi di buone pratiche, dialogo e networking con istituzioni pubbliche e private. 

Come si è evoluta l’Associazione negli anni e quali sono i principali traguardi che avete raggiunto?

L’Associazione Quore nasce nel 2007 a Torino ed ha costruito da allora una progettazione sempre più ampia per rispondere ai bisogni del territorio e per migliorare la condizione di vita delle persone omosessuali; ciò ha consentito non solo di raggiungere target allargati e diversificati ma anche di impiegare strumenti diversi. La crescita dell’Associazione ha visto il coinvolgimento negli anni di volontari e collaboratori con expertise, background e professionalità diverse. Dopo qualche anno di studio preliminare, Quore avvia nel 2019 Tohousing il più grande progetto di accoglienza per persone LGBTQI in Italia.

L’Associazione è un beneficiario del Transnational Giving Europe network, il quale permette donazioni internazionali fiscalmente efficienti. Per quale motivo avete deciso di entrare a far parte del network e quali opportunità ha presentato la partecipazione al network nello sviluppo dell’Associazione e delle sue attività?

Il tema della sostenibilità economica delle iniziative è centrale nella programmazione di Quore, così come per molti enti del Terzo settore. Siamo consapevoli di doverci misurare su uno scenario più ampio e costruire strategie di fundraising che vadano oltre i confini nazionali; per questo crediamo che l’adesione al TGE network possa essere una risorsa importante per aprire un dialogo in Europa con le fondazioni e le istituzioni grant-making. 

L’adesione al network ha già avuto una prima ricaduta nel facilitare la relazione con una fondazione filantropica tedesca e ci auguriamo di poter ampliare in futuro la rete di donors europei.

Quali beneficiari di TGE, credete che le iniziative di raccolta fondi saranno sempre più europee? Secondo voi, il network TGE è uno strumento utile per le organizzazioni non-profit italiane e per la loro crescita?

Crediamo che non solo le raccolte fondi ma le progettazioni stesse debbano necessariamente avere un profilo europeo, soprattutto per le tematiche relative a diritti LGBTQI, che necessitano di reti ancor più solide per sostenerne l’avanzamento. In questa prospettiva, le organizzazioni non-profit italiane possono trarre grandi benefici da un network come TGE specie se avranno contestualmente sviluppato competenze e attitudini al dialogo internazionale.

Tra le attività dell’Associazione viene citata anche la progettazione in ambito europeo sui temi LGBTQI e sul contrasto alle varie forme di discriminazione. Qual è il ruolo di Quore nel panorama LGBTQI in Italia e in Europa?

La lotta alle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere è un processo che vede nel coinvolgimento di enti e soggettività diverse uno dei suoi strumenti di maggiore forza. La capacità di ingaggio e di scambio con forze europee che già hanno elaborato pensieri e strategie in merito è di fatto un passaggio importante per il raggiungimento degli obiettivi, sia dei singoli progetti che di strategie di sviluppo più ampie. 

Quore è parte di ILGA EU (International Lesbian&Gay Association) e ne segue le attività di ricerca e sviluppo; da un paio di anni a questa parte inoltre, l’Associazione si apre alla progettazione in ambito europeo per migliorare lo scambio di informazioni e implementare le opportunità di sviluppo.

Il tema dell’accoglienza è centrale nella vostra attività, specialmente in relazione al progetto RARO che si occupa di migranti LGBTQI, ancora più vulnerabili per via del loro orientamento sessuale. Potreste descrivere il progetto e la vostra collaborazione con UNHCR?

Il progetto RARO ha l’obiettivo di promuovere l’integrazione di migranti, rifugiati e richiedenti asilo omosessuali non solo attraverso azioni di accompagnamento ma anche attraverso puntuali azioni formative rivolte ad operatori del sistema di accoglienza locale. Il programma nasce per rispondere alle esigenze di persone che, in virtù del percorso migratorio e dell’orientamento sessuale e identità di genere vivono una condizione di doppia vulnerabilità. Data la metodologia di intervento e l’esito delle azioni, UNHCR ha riconosciuto il progetto come meritevole di attenzione e collaborazione. Quore ha potuto partecipare ad attività formative di UNHCR e beneficia attualmente di ottime relazioni finalizzate allo scambio di informazioni e pratiche.

L’Associazione Quore ha sviluppato il primo progetto di co-housing sociale per persone LGBTQI in Italia (TOHOUSING). Come è stato ideato questo progetto? Ci sono stati altri progetti similari in Europa ai quali vi siete ispirati?

Unica esperienza nel suo genere in Italia, TOHOUSING esplora in modo innovativo un territorio ancora poco studiato, ovvero l’emarginazione e le fragilità all’interno della popolazione LGBTQI.

Sono molteplici le ragioni alla base dell’esclusione delle LGBT+, dal rifiuto delle famiglie di origine al bullismo vissuto a scuola, dalle discriminazioni in accesso al mercato del lavoro all’assenza di servizi (anche abitativi) o supporto in grado di rispondere a bisogni specifici.

Le storie delle persone LGBT+ che hanno richiesto supporto nel corso di oltre due anni di lavoro col progetto TOHOUSING raccontano di come la dimensione SOGI (Sexual orientation and Gender Identity) abbia fortemente influenzato il corso della vita ed evidenziano un disagio o condizioni emotive non del tutto risolte. In questo sta la cifra del TOHOUSING, fornire strumenti e occasioni di empowerment per elaborare vicende dolorose e ricostruire nuovi percorsi di vita.

TOHOUSING nasce per rispondere a questi bisogni e per attivare, proprio a partire dall’emergenza abitativa, percorsi di autonomia e reinserimento sociale. Per questo, oltre alla residenza temporanea, il progetto ha strutturato un modello di accoglienza che offre un servizio di accompagnamento attraverso counseling psicoterapeutico, orientamento al lavoro e alla formazione, assistenza sanitaria, legale e quotidiana.

Non sono molte le iniziative analoghe in Europa e, data la specificità del contesto italiano, Tohousing ha dovuto strutturare un suo modello peculiare. Oggi il progetto viene annoverato da Feantsa (la federazione europea delle organizzazioni che lavorano per i senza dimora) come una delle 17 buone pratiche di accoglienza in Europa e siamo orgogliosi di far parte di una rete internazionale di soggetti che lavorano per l’inclusione e il superamento delle disuguaglianze.

[1] Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali

[2] International Lesbian&Gay Associatio

Fondo Filantropico Italiano
Fondazione ETS
Foro Buonaparte 44
20121 Milano
C.F 95148460108
Iscritta al RUNTS
n. rep. 31576
+39 02 49412960
segreteria@fondofilantropicoitaliano.it