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Il fondo filantropico Dust and Soul | Intervista a Stefano Palombi

Oggi, a Fianarantsoa, una delle province più povere del Madagascar, c’è un luogo accogliente e sicuro per 60 bambini che fino a poco fa non era che un terreno con una manciata di casette. Questo luogo si chiama “IZAHAY DIA!” che significa “NOI SIAMO!” nella lingua locale, ed è nato grazie alla visione del regista, copywriter e creative director Stefano Maria Palombi, che ha lavorato con grandi realtà sia del mondo profit, durante i suoi anni presso l’agenzia Saatchi&Saatchi, sia del non profit, come Medici senza frontiere, UNICEF, il WWF, la Comunità di Sant’Egidio, Greenpeace, il Tribunale per i diritti del malato e molte altre ancora.

Invece di affrontare la più complessa burocrazia della creazione di un nuovo ente, Palombi ha scelto di istituire un Donor Advised Fund (DAF), ovvero un fondo filantropico personalizzato, presso Fondazione Donor Italia. Un DAF rappresenta un’alternativa più snella per avviare un’attività filantropica, che permette di ridurre tempi e costi.

Leggi l’intervista a Stefano Maria Palombi, regista e filantropo

Il fondo Dust and Soul: come nasce e chi aiuta

Chi sei e di cosa ti occupi?

Hai detto tutto tu nella presentazione: nasco come copywriter in Saatchi e Saatchi di cui sono diventato anche Direttore Creativo, poi la mia irrequietezza mi ha spinto verso la regia, la fotografia, il racconto. Che cosa sono oggi non lo so. Forse un po’ di tutte queste cose mese insieme.

Sul tuo sito ti descrivi come “il creativo delle cause perse”. Ti va di raccontarci meglio?

Vengo da una famiglia di avvocati, ho interrotto la tradizione e questo da ragazzo mi è pesato. Mi sarebbe piaciuto fare l’avvocato, magari dei più deboli, ma odiavo l’Università. Così quando ho iniziato a lavorare in pubblicità, ho preso a cuore le cause sociali e in qualche modo l’avvocato ho finito per farlo.

Sempre nella tua “Autobiografia non autorizzata” racconti di aver “mandato all’aria la tua carriera” per cambiare rotta e diventare regista. Questa scelta ti ha portato a dedicarti alle campagne di grandi associazioni del Terzo settore, Chiesa cattolica, più recentemente per l’Unione Buddhista Italiana. Cosa ti ha spinto a questa rivoluzione professionale e personale?

Quando mi guardo indietro, penso che quella scelta sia stata folle e benedetta. Ero il Direttore Creativo dell’Agenzia più famosa d‘Italia, vincevo molti premi e stavo facendo una carriera lampo. Ma sentivo che mi mancava qualcosa, volevo viaggiare e mettermi nuovamente alla prova. Così, al ritorno dalla mia prima esperienza in Africa ho deciso di lasciare le certezze conquistate e iniziare un nuovo capitolo della mia vita.

Secondo le nostre ricerche, molti individui nutrono dubbi nei confronti delle organizzazioni non profit. Cosa diresti a queste persone, avendo visto da vicino il lavoro di tante organizzazioni per raccontarlo? Come definiresti il tuo rapporto con il Terzo settore?

Inizio dalla seconda domanda: ho incontrato molte persone, le più interessanti spesso sono quelle conosciute nei luoghi più sperduti della Terra, uomini e donne che hanno vissuto la vita non solo per gli altri, ma con gli altri. Prima di scegliere un’organizzazione no profit da sostenere è sempre importante informarsi e capire come funziona la struttura e individuare quella che sentiamo più vicina a noi.

Quando hai iniziato a pensare di avviare un progetto sociale tutto tuo?

Ci ho pensato fin dal primo viaggio in Burkina Fasu e poi ogni volta che ero in viaggio in questi 25 anni di missioni in giro per il mondo. Un anno fa ho sentito che era finalmente arrivato il momento giusto.

Hai scelto di chiamare il tuo DAF “Dust and Soul”, “Polvere e Anima”. Ha un significato speciale?

Dopo una giornata passata tra gli ultimi degli ultimi, quello che ti resta è polvere e anima. E nessuna delle due te le togli di dosso facilmente.

Perché hai scelto proprio il Madagascar, e come hai individuato il beneficiario “Association Missionaire de Marie Mère du Bon Pasteur”?

Con suor Claudine ci siamo conosciuti 5 o 6 anni fa durante le riprese della campagna 8xmille della Chiesa cattolica. Ero rimasto colpito dalla sua volontà e dalla sua capacità di gestire il progetto assegnatole, che in quel caso era una scuola. Siamo rimasti in contatto e poi quando le ho detto della volontà mia e dei miei figli, abbiamo iniziato a cercare il terreno e le case e tutto ha preso il via.

Ora che l’orfanotrofio è operativo, quali sono prossimi passi? Cosa c’è nel futuro di Hizahay Dia e di Dust and Soul che immagini?

Da un mese sono entrati 60 bambini con età che vanno da uno a tredici anni. Molti di loro hanno dormito per la prima volta in un letto. Molti hanno alle spalle un passato davvero difficile, ma adesso hanno una casa e una famiglia. E sono felici. E lo siamo anche noi. È bello la sera andare a dormire sapendo che 60 bambini stanno sognando. Dobbiamo trovare aiuti per mantenerli, per farli studiare e anche per aiutare le giovani madri sole. Per questo vorremmo iniziare un’attività di Microcredito dedicata a loro. Vogliamo che il nostro villaggio non sia solo un’oasi felice, vogliamo che diventi il punto di riferimento per una comunità intera. Per Dust and Soul, il sogno è di creare due progetti simili uno in Asia e uno in Sud America, sempre per i bambini orfani e le giovani madri, sempre nei luoghi più isolati e dimenticati.

Dare forma ai propri sogni: il lavoro con Fondazione Donor Italia

Come sei arrivato a Fondazione Donor Italia?

Attraverso il mio commercialista.

Perché istituire un fondo e non una tua organizzazione?

Una volta presa la decisione volevo andare subito avanti con il progetto, non volevo perdere tempo prezioso.

Cosa diresti a chi sta pensando di fare una donazione a Dust and Soul per sostenere Hizahay Dia, o di intraprendere il proprio progetto filantropico?

Io sono il garante che tutto quello che sarà donato andrà direttamente ai bambini. Nemmeno un euro andrà perduto. Da noi davvero anche una piccola donazione farà la differenza. Ho conosciuto tante realtà diverse e stiamo cercato di portare nel nostro progetto il meglio di quanto visto in questi anni. Stiamo preparando una lista in cui ognuno potrà trovare il regalo giusto per le proprie tasche. E chiunque vorrà darci una mano riceverà le foto di quello che ha donato. Inoltre, ci tengo a far sapere che una delle 11 casette del nostro villaggio l’abbiamo destinata ai donatori e ai volontari che vorranno andare a scoprire una parte di Africa e di loro stessi.

C’è qualcos’altro che vorresti condividere?

Una semplice frase che un giorno una persona semplice ha insegnato a me: essere generosi è un bel modo di essere.

Per sostenere il Fondo Dust & Soul

Fondazione Donor Italia – Fondo Dust & Soul, IBAN: IT11 P030 6909 6061 0000 0186 881, Intesa San Paolo.

Scrivici a segreteria@fondazionedonoritalia.org indicando i dati fiscali del donatore per ricevere la ricevuta fiscale.

Per scoprire di più visita
Fondazione Donor Italia
Stefano Maria Palombi

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Photo Credit: Pexels

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