Terza edizione: Le attitudini filantropiche dei wealthy people in Italia

"Filantropia, un affare per banche": questo il messaggio di Fondo Filantropico Italiano lanciato alla presentazione della ricerca con FINER Finance Explorer

Giovanni Ronca, Marcello Gallo, Antonella Massari, Aida Maisano, Simonetta Schillaci, Cristiana Frulio, Stefania Pedroni, Nicola Ronchetti

Milano, 15 ottobre 2025

“Crediamo che le banche debbano avviare un paradigma nuovo in cui, invece di ‘giocare di rimessa’, siano in grado di anticipare e stimolare le azioni dei loro clienti sui temi delle grandi donazioni e della filantropia”. È con questo messaggio che Marcello Gallo, Presidente di Fondo Filantropico Italiano, ha aperto i lavori di presentazione della terza edizione della ricerca a cura del Fondatore e CEO di FINER Finance Explorer, Nicola Ronchetti, dal titolo “Le attitudini filantropiche dei wealthy people in Italia”. A dialogarne di fronte ad una platea di professionisti ed esperti del settore, consulenti finanziari, banker e giornalisti, c’erano Aida Maisano, Responsabile ABIFormazione, e Antonella Massari, Segretaria Generale Associazione Italiana Private Banking.

L’indagine ha esplorato sia un campione di wealthy people che uno di wealth advisor, offendo così uno spaccato rilevante sullo stato della filantropia in Italia. Se da un lato le cause più sostenute continuano a essere le emergenze sanitarie e umanitarie (49%), la ricerca medico/scientifica (46%) e l'assistenza sociale e lotta alla povertà (41%), dall’altro il dato più significativo è il ruolo in forte crescita dei professionisti (della gestione degli investimenti e altri): la percentuale di donatori che si appoggia su questi temi a professionisti è passata dal 22% al 39% tra l’anno 2022 e il 2025. In questo scenario, il ricorso al professionista della gestione degli investimenti è più che raddoppiato, passando dall'11% al 24%. Tra i professionisti di fiducia, il private banker è in cima alle preferenze, seguito da notai e family office, con un incremento che ben sottolinea la necessità e il desiderio di un accompagnamento professionale per tradurre le intenzioni filantropiche in azioni efficaci. Di questa esigenza sono peraltro ben consapevoli i wealth advisor intervistati, tanto che il 74% di loro ritiene che la consulenza filantropica sia fondamentale per attrarre nuovi clienti e differenziarsi dalla concorrenza.

“Il ruolo del banker è centrale”, ha sottolineato Nicola Ronchetti, illustrando le evidenze della ricerca, “e a chiamarlo in causa è proprio il cliente. Dal sentiment rilevato emerge chiaramente che la filantropia nella banca può fare bene alla banca stessa.”

Un altro fenomeno cruciale indagato dalla ricerca è quello dei "patrimoni senza eredi". A causa dell'invecchiamento e del calo delle nascite, si stima che questi lasciti possano toccare gli 88 miliardi di euro entro il 2040. Sebbene l'88% degli intervistati preferisca donare in futuro tramite lascito testamentario, si rileva però un 14% di wealthy people che ha già redatto un testamento che designa organizzazioni non profit come beneficiarie. Inoltre la maggioranza dei donatori (61%) con patrimoni più elevati prenderebbe in considerazione l'idea di avvalersi di un consulente filantropico come esecutore delle proprie volontà. Parallelamente, i donatori diventano sempre più esigenti: il 79% si aspetta una chiara misurazione dell'impatto delle proprie donazioni e il 60% richiede notizie dettagliate sul progetto sostenuto, testimoniando quanto la consulenza filantropica si configuri come un valore aggiunto imprescindibile, essenziale per guidare il donatore e utile allo stesso tempo per rinsaldare il rapporto di fiducia con il proprio wealth advisor.

“Il team di Fondo Filantropico Italiano è stato un partner eccezionale”, ha sottolineato in videocollegamento Josh Slusher, Executive Director e Senior Advisor presso Philanthropy Center JP Morgan, “lavorare insieme è stato non solo un grande piacere, ma anche un elemento determinante nella gestione del rapporto con due dei nostri clienti in comune, i quali stanno sperimentando per la prima volta un modo innovativo di fare filantropia”.

Proprio del posizionamento dei player del mercato ha trattato la tavola rotonda guidata da Simonetta Schillaci, Vice Presidente Esecutivo di Fondo Filantropico Italiano, a cui hanno partecipato Cristiana Frulio, Responsabile Area Grandi Clienti Private Banking Crédit Agricole Italia, Stefania Pedroni, Head of Wealth Planning Intesa Sanpaolo Private Banking, e Giovanni Ronca, Responsabile Wealth Management UBS Italia.

“La filantropia è un ecosistema con una sinergia vincente tra tre attori chiave. Il donatore non desidera solo allocare fondi, ma aspira a un’esperienza consapevole e accompagnata e il consulente filantropico emerge come figura centrale, poiché guida il donatore in questo percorso, garantendo una donor care essenziale. Parallelamente”, ha concluso Schillaci, “il wealth advisor e gli intermediari finanziari hanno un interesse strategico poiché, supportando percorsi filantropici professionali, non solo rispondono alle esigenze complesse dei propri clienti, ma rafforzano anche il rapporto di fiducia con essi.”

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