Il 15 e 16 ottobre si è tenuta la conferenza annuale del Transnational Giving Europe network (TGE), che ha visto riuniti i rappresentanti delle 21 fondazioni partecipanti.
Svoltosi in modalità telematica a causa dell’emergenza sanitaria, la sede “morale” dell’incontro è stata Zagreb (Croazia): qui risiede infatti la Presidente per l’anno 2020 di TGE, Cvjetana Plavsa-Matic, direttrice della National Foundation for Civil Society Development, fondazione partner per la Croazia.
L’attività del network quest’anno ha avuto una netta accelerazione: è stato inserito un nuovo partner – la polacca Academy for the Development of Philanthropy in Poland, con alle spalle un’esperienza ventennale in campo filantropico, entrata in TGE a giugno.
Ben nove nuove risorse sono state inserite in staff dai partner per lavorare sui progetti di TGE. L’emergenza sanitaria ha dato un importante input alle donazioni, come dimostrano le masse transitate dal network in questi mesi: se nel 2019 sono transitati da TGE quasi 14 milioni, al 30 giugno 2020 l’importo gestito era già pari a 11,5 milioni (chiaramente con un incremento importante dovuto ai progetti interessati all’emergenza sanitaria, che hanno rappresentato circa 5,4 milioni delle masse transate).
Gli aggiornamenti delle ultime settimane hanno registrato un ulteriore importante incremento: il COVID19 Response Fund dell’OMS e della UN Foundation sito in Svizzera, al 15 ottobre 2020 ha raccolto tramite TGE oltre 13 milioni di euro (erano “solo” 5,4 al 30 giugno).
Un’esperienza di rilievo è rappresentata anche da Tous unis contre le virus, un fondo istituito dal partner TGE francese Fondation de France in collaborazione con AP-HP (Assistance Publique Hopitaux de Paris) e Institut Pasteur, che ha raccolto 40 milioni da 110 mila donatori, 500 aziende e 30 donor-advised fund, sostenendo oltre 700 progetti in Francia e all’estero.
Un tema rilevante portato all’attenzione dei partner è relativo alla Brexit, dal momento che uno dei più importanti partner TGE è l’inglese Charities Aid Foundation. A gennaio 2021 scadrà infatti il periodo transitorio ed è pertanto necessario verificare eventuali conseguenze in campo di donazioni tra UK e gli altri paesi europei.
Dal punto di vista operativo, non dovrebbero registrarsi cambiamenti per la maggior parte dei partner europei. Tuttavia, alcuni paesi come il Lussemburgo, avevano da tempo aperto ai propri cittadini la possibilità di effettuare donazioni all’estero beneficiando delle agevolazioni fiscali. Questo rappresentava chiaramente un importante traguardo in ottica di politica comunitaria fiscalmente efficiente sulle erogazioni. Va da sé che con la Brexit il modello lussemburghese dovrà essere rivisto, almeno per le donazioni verso non profit inglesi. Lo strumento del TGE, messo da parte da questo Paese proprio grazie alla sua politica aperta, sarà nuovamente riutilizzato almeno per i flussi verso UK.
Anche il tema privacy e GDPR rientra tra le problematiche che il network deve affrontare a causa della Brexit: il sistema TGE si basa infatti sullo scambio di informazioni tra partner sui donatori e sui relativi progetti beneficiari, affinchè ciascuno realizzi la propria due diligence. Il tema è stato oggetto di un’attenta analisi; per essere alle norme europee in tema di privacy, il partner inglese Charities Aid Foundation siglerà appositi accordi per mantenere la corretta operatività del network.
Si è inoltre discusso su una policy comune per combattere il riciclaggio e il finanziamento al terrorismo, che verrà implementata nel processo di approvazione delle organizzazioni beneficiarie.
Un impegno importante per lo sviluppo del network riguarda l’incremento delle fondazioni partner. In particolare ad oggi il Nord Europa risulta scoperto, ma non sono ancora stati trovati partner per ampliare l’area geografica di attività del network. È invece in fase di studio l’avvio di un network di Transnational Giving in Asia, che aprirebbe le porte alle donazioni da e verso l’Oriente.